venerdì 27 giugno 2008

Nosferatu, il principe della notte (Nosferatu, Phantom der Nacht -1978)

Werner Herzog regista tedesco dirige il remake di Nosferatu del 1922, diretto da un altro illustre connazionale, Friedrich Wilhelm Murnau.

Mantenendosi sulla tradizione culturale tedesca del periodo, Murnau si servì dell'arte espressionista per mettere in scena il romanzo di Stoker.

Herzog attinge dall’arte romantica (anch'essa nata in Germania) per la realizzazione di intere sequenze, in particolare prendendo spunto dalla pittura di Caspar David Friedrich. L'artista spesso ritrae figure riprese di spalle, immerse nella contemplazione del paesaggio. Caratteristica essenziale dell’arte romantica è il rapporto che intercorre fra l’individuo e il cosmo. La natura incombe minacciosa nei quadri di Friedrich ed è percepita come luogo di meditazione, l’individuo ritrova se stesso attraverso la propria esperienza spirituale.

Le scene in cui Lucy e Jonathan si trovano difronte al mare e poi Lucy da sola, ricordano in modo inequivocabile il Monaco di Caspar David Friedrich.

Nosferatu


Caspar David Friedrich, Monaco in riva al mare (1810)


La lezione dell’artista viene riproposta nel Nosferatu: stessa scelta della composizione, stessi valori cromatici e uso sapiente del chiaro-scuro.


Nosferatu

Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia (1818)


Caspar David Friedrich, Tramonto sopra il mare (1822)

Nosferatu


Caspar David Friedrich, Mattino (1821)

In questa scena, Herzog accelera la velocità di ripresa delle nuvole, una soluzione cinematografica che trova il suo riferimento nel dipinto: Passaggio di nuvole in movimento.

Nosferatu



Caspar David Friedrich, Passaggio di nuvole in corsa (1820)



La sequenza che ci mostra la piazza di Wismar invasa dai topi, dove i cittadini si danno ritrovo per pranzare e festeggiare allegramente in mezzo alle bare dei defunti, ci ricorda alcuni quadri di Bruegel e Bosch; ispiratori di un’iconografia macabra, e alle loro figure allegoriche, surreali e spaventose.

L'altezza del punto di vista in questi dipinti, permette una maggiore visione di insieme. Werner Herzog riprende la stessa scelta prospettica: un totale della piazza.


Nosferatu


Piete Bruegel, Giochi di fanciulli (1560)



Pieter Bruegel, Proverbi fiamminghi (1559)



Pieter Bruegel, Combattimento fra carnevale e quaresima (1559)



Pieter Bruegel, Il trionfo della morte (1566 ca)


Saldando il punto di vista pittorico con quello cinematografico, Herzog ci obbliga ad osservare i particolari della festa. Esattamente quello che facciamo quando ci avviciniamo ad un quadro per osservare più dettagliatamente i particolari.

Nosferatu

Giochi di bambini (particolare)


Nosferatu


Proverbi fiamminghi (particolare)



Nosferatu


Il trionfo della morte (particolare)


I Simpson (The Simpson)

Anche i Simpson, attingono dall’immaginario visivo di tutta l’arte figurativa. In questa fortunata serie tv le citazioni non mancano. I numerosi riferimenti con la pittura sono ovviamente visti in chiave ironica. Tutta la pittura viene privata di quella “seriosità” che spesso la caratterizza.
Proponendo un nuovo modo di vedere l’arte, con occhio disincantato, Matt Groening ci mostra la sua personale visione.


Leonardo Da Vinci, L' ultima cena (1495-1498)




Edvard Munch, Il grido (1893)



Edward Hopper, Falchi notturni (1942)




Michelangelo Buonarroti, Creazione di Adamo (1536-41)




Salvador Dalì, Persistenza della memoria (1931)

giovedì 26 giugno 2008

Giù la testa (1971)

Sergio Leone cita in maniera abile; Francisco Goya, pittore spagnolo del ‘700, nella sequenza in cui vediamo le fucilazioni dei prigionieri politici. Ed è proprio dalle Fucilazioni del 3 maggio che Leone si serve per mettere in scena l’esasperato dolore del popolo messicano.

Nel quadro di Goya il massacro si consuma sotto la luce di una lanterna, il regista lo trasporta ad una visione più moderna; qui viene consumato sotto i fari di un’automobile, aggiungendo la pioggia per dare maggior risalto alla drammaticità dell’evento, tutto intorno il buio della notte.

Giù la testa


Francisco Goya, Le fucilazione del 3 maggio (1808)

Full Metal Jacket (1987)

Il film è articolato attraverso un percorso labirintico (simile a Shining) all’interno di Hue, la città vietnamita, ricostruita a Beckton (Londra) in un ex officina del gas abbandonata. Ritoccata scenograficamente qua e la per conferirgli le sembianze di una città orientale.

Full Metal Jacket (1987)


“Questo edificio manifesta chiaramente l’influenza dello stile cubista del Bauhaus, i cui architetti, emigrati dopo il 1934, lavorarono un po’ dovunque, in Inghilterra come in Vietnam; e somiglia in effetti, o dovrebbe somigliare, a quello che era la città di Hue, costruita anch’essa da architetti teschi della scuola di Dessau, per conto dei francesi che allora occupavano il paese”. Sandro Bernardi


Full Metal Jacket


L'architettura vera del film, richiama in modo fin troppo evidente, la Fagus Werk, un’officina progettata da Walter Gropius, ma si possono trovare anche delle forti analogie con i Magazzini Schocken dell'architetto Erich Mendelsohn
Le pareti esterne di queste costruzioni, sono costituite da una fitta griglia di vetro, divisa in tre piani che formano la struttura dell’edificio.

Walter Gropius, Fagus Werk (1911)


Erich Mendelsohn, Magazzini Schocken (1926-28 )


Walter Gropius, Bauhaus (1925 - 1926)

mercoledì 25 giugno 2008

Shining (1980)

Per realizzare i suoi flm, Kubrick non si è servito solo della pittura o della scultura, ma anche dell’architettura, attingendo da quest’ultima egli ha ricreato gli ambienti dell’Overlook Hotel.


Frank Lloyd Wright progetta l'imperial Hotel in Tokyo, che verrà demolito sul finire degli anni ’60 per ragioni economiche.
Ricostruito in anni recenti, l'edificio attuale sostituisce il capolavoro originario che viene ricordato da piccoli omaggi esposti nell’atrio.

Imperial Hotel (1916)


Il salone dove Jack Nicholson scrive a macchina, ricorda come struttura architettonica, l’entrata dell’odierno albergo, ma l’utilizzo di tonalità cromatiche calde e i particolari delle decorazioni sono da ricercarsi nel primo progetto di Frank Lloyd Wright.

Shining



Imperial Hotel (ricostruito)



"I gabinetti in rosso (…) s’ispiravano ai gabinetti creati da Frank Lloyd Wright per un hotel dell’Arizona”. Stanley Kubrick

Shining



Kubrick si riferisce all’Arizona Biltmore Hotel che è stato progettato da Wright nel 1928. Si possono notare le stesse simmetrie e le stesse tonalità cromatiche usate per costruire gli ascensori in Shining.

Shining



Arizona Biltmore Hotel (1928)

venerdì 20 giugno 2008

Barry Lyndon (1975)

Il film più “facile” da analizzare, perché articolato sulla ricostruzione di famosi dipinti dell’epoca.
Le scene espongono in modo evidente un gran numero di citazioni pittoriche che nascono da uno studio minuzioso della pittura inglese dell’700.

Partiamo dalle diverse inquadrature della residenza dei Lyndon, con i suoi parchi all’inglese, sono chiaramente riferibili ai paesaggisti della pittura inglese del periodo, non solo come scelta della composizione, ma anche nella matericità dei colori, volutamente sgranati e pastosamente caldi.
I riferimenti si possono trovare nei dipinti di Constable.

BarryLyndon


John Constable, Malvern Hal (1809)


Thomas Gainsborough dipinge La passeggiata del mattino, Stanley Kubrick attinge da questo dipinto per costruire la sequenza in cui i Lyndon passeggiano in un parco.

Barry Lindon


Thomas Gainsborough, La passeggiata del mattino (1785)


La galleria d'arte, dove Barry Lyndon è "interessato" ad acquistare dipinti, è creata attraverso lo studio di alcuni quadri di Johann Joseph Zoffany, pittore tedesco attivo soprattutto in inghilterra durante la seconda mettà del '700.

Barry Lyndon


Johann Joseph Zoffany, Morse's Gallery og the Louvre (1831-33)


Johann Joseph Zoffany, Tribuna of the Ufizzi (1772)


"Le composizioni effettive delle nostre inquadrature erano molto fedeli ai dipinti dell’epoca" Ken Adam scenografo.

Il particolare della sequenza in cui Barry compra un cavallo per il piccolo Bryan, è esattamente fedele ai quadri di George Stubbs, artista famoso per aver dipinto quasi sempre cavalli.

Barry Lyndon


George Stubbs, Eclipse (1769)


George Stubbs, Eclipse first, the rest nowhere

George Stubbs, Molly Loglegs (1762)


George Stubbs, Tristram Shandy (1760)


“Ciò che in oltre piaceva a Stanley, erano certi dipinti bizzarri come quelli di Hogarth, credo, in cui si vedevano quadri sospesi in alto sulle pareti e niente sotto” – Ken Adam scenografo.

Questo tipo di composizione la ritroviamo in due inquadrature: la prima dove Barry Lyndon giace su una poltrona addormentato nella sua residenza, assumendo la stessa posizione del protagonista del dipinto Matrimonio alla moda, la seconda nella penombra di un club, sullo sfondo i quadri appesi alle pareti e la tappezzeria verde fanno da citazione all’artista.

Barry Lyndon


William Hogarth, La colazione (1743-44)


William Hogarth, Contratto del matrimonio (1743)


William Hogarth, Il mattino della contessa (1743)


Un altro artista preso come riferimento è lo svizzero Fussli. I suoi dipinti servono per ricreare oltre alla composizione le stesse atmosfere di luci e ombre in un inquadratura, dove Lady Lyndon si accascia dolorante sul suo letto.

Barry lyndon


Johann H. Fussli, Incubo notturno (1781)


Johan H. Fussli, Incubo notturno (1781)